Carrello

è vuoto

è vuoto
Disponibile

Populismo digitale. La crisi, la rete e la nuova destra

Spedizione gratuita per ordini superiori a 25,99€
13,30€ -47%

6,99€




Chiara
Recensito in Italia il 5 dicembre 2019
Profonda analisi di Alessandro Dal Lago
Comneno
Recensito in Italia il 28 settembre 2017
È sempre molto interessante leggere una pubblicazione non conoscendo le esperienze passate dell’autore. Lo faccio spesso per non essere influenzato nei miei giudizi. Se la sinossi mi interessa, continuo la lettura, come in questo caso.Mi sembra che la pubblicazione sia notevolmente influenzata da blocchi ideologici stratificati. La società per l’autore è ancora nostalgicamente divisa in destra e sinistra e sottolinea come la globalizzazione abbia determinato la caduta delle ideologie attraverso l’utilizzo delle nuove tecniche comunicative. I new media, i social network hanno creato per l’autore un nuovo individuo, l’uomo mediatico che si differenzia dall’uomo reale. I rapporti interpersonali si sfibrano per dare vita ad un mondo di avatar. Il M5S è definito come para-fascismo.Alcune posizioni dell’autore sono condivisibili, altre meno.La tesi predominante è che la rete ha creato un uomo nuovo, e tale trasformazione ha dato la possibilità a nuovi leader di costruire una realtà che non esiste e con ciò minando alla base la struttura democratica dei paesi occidentali.Molto interessante il paragone della rete ad un immenso acquario. Ivi nuotiamo illudendoci di essere liberi ma ci troviamo in realtà al servizio di interessi che ci restano sconosciuti. Non paghiamo direttamente i servizi che ci vengono offerti, ma finanziamo i maggiori attori della rete (i motori di ricerca, i social network, le piattaforme commerciali) attraverso la cessione dei dati che ci riguardano e quindi la possibilità di essere profilati come utenti. In cambio dell'appartenenza gratuita cediamo la nostra identità di consumatori virtuali. Nulla di nuovo, concetti già espressi ormai da anni dagli addetti ai lavori, ma sintetizzati egregiamente.Molto buona l’analisi dell’inesistenza di un “popolo” in quanto tale e l’analisi delle democrazie parlamentari che si dibattono costantemente verso due direzioni contrastanti: il sistema è sottoposto alla duplice pressione del potere esecutivo e dalle critiche della sua legittimità in nome dei superiori interessi del popolo. Dal governo arriva la spinta al decisionismo come soluzione della crisi (Fanfani, Craxi, Berlusconi, Renzi); la seconda spinta invece proverrà dal basso nella denuncia alla vacuità della rappresentanza, della non rappresentatività della volontà e dello spirito del popolo.Secondo l’autore la fortuna dei movimenti populisti è in gran parte dovuta alla diffusione della comunicazione digitale e quindi al prevalere dei soggetti digitali sugli esseri umani reali.Gli ultimi tre capitoli sono dedicati a dimostrare come il M5S abbia delle caratteristiche simili al peronismo e sia un movimento para fascista. Qui non sono particolarmente d’accordo, mi sembrano schemi intellettuali ormai passati in una società che è invece in continuo divenire. Inoltre le caratteristiche menzionate dall’autore sono in parte riscontrabili in tutti i movimenti populisti / autoritari anche in periodi storici precedenti.Il peronismo, scrive l’autore, offre un modello originale di cultura politica che poggiava sul rapporto emotivo tra il leader e i suoi sostenitori. Un secondo aspetto era la coesistenza di due anime, che pur combattendosi aspramente non mancavano di riferirsi alla stessa fonte carismatica. Fondeva istanze tradizionalmente di sinistra come l’uguaglianza sociale e l’odio per le caste e i notabili politici con il nazionalismo.Il mito dell’uomo forte, del leader risolutore, e quindi del personalismo al potere sono le caratteristiche del nuovo populismo.“I leader del populismo digitale tenderanno a far coincidere la propria persona con l’essenza della democrazia. Pur non contrapponendosi direttamente, almeno all’inizio della loro carriera, alle regole costituzionali, cercheranno di piegarle a loro vantaggio dando vita a regimi misti, formalmente democratici, ma essenzialmente autoritari”.“Una seconda caratteristica peronista del populismo contemporaneo è l’apparente coesistenza di istanze politiche di destra e sinistra. Il popolo si confonde con lo stato e i partiti non sono più necessari”.“Il M5S è para fascimo, un qualcosa di torbido, autoritario e ambiguo che ricorda lo stile politico fascista. L’arroganza bislacca del capo, la sua passione per i plebisciti e per le performance sportivo pubblicitarie (la nuotata nello stretto di Messina), il culto supino professato da gran parte degli iscritti e dei simpatizzanti. La mancanza di trasparenza nelle decisioni, l’opportunismo, l’incapacità amministrativa travestita con la retorica del cambiamento.In sostanza si tratta dell’ascesa di leader autoritari che emergono come proprietari protettori e garanti delle rispettive democrazie”. “Questi nuovi leader sono capaci grazie al lavoro dei team digitali che operano alle loro spalle, di condizionare e manipolare le enormi platee della rete”.Questi giudizi mi sembrano troppo radicali, così come non penso che sia accettabile utilizzare una pubblicazione considerata “scientifica” per attacchi diretti a personaggi pubblici come il senatore Morra quando dice: “Se mai il senatore Morra abbandonasse la politica e tornasse ad insegnare, il ministro italiano dell’Istruzione dovrebbe chiedersi se un personaggio simile sia degno di stare in cattedra. Uno che proclama la limitatezza della (sua) ragione, si genuflette, come in tante altre occasioni davanti alla superiore mente di Grillo. Che lezioni di dignità potrà impartire il prof. Morra ai suoi giovani allievi?”. Premetto che non conosco il Sen. Morra, ma questi attacchi mirati e gratuiti sembrano riprodurre comportamenti antichi come quelli che il PCI soleva fare in passato; atteggiamento diverso da quello democristiano che, almeno pubblicamente, era solito condannare il peccato e non il peccatore.Per l’autore la sinistra avrebbe enormi responsabilità per l’ascesa dei movimenti populisti, infatti egli scrive: “La questione seria è che l’ascesa di Grillo ha coinciso con la sparizione di qualsiasi opzione di sinistra dalla scena politica italiana. Mentre la sinistra si affidava ai magistrati e un Bertinotti cercava il comunismo in terra, fino a trovarlo in un movimento fondamentalista cattolico, CL, gli elettori si voltavano dall’altra parte e votavano Grillo”.Mi sembra troppo semplice, (inoltre quando Bertinotti era in politica il M5S non esisteva ancora); i movimenti populisti sono presenti in tutti i paesi europei con proprie connotazioni nazionali. Il ridimensionamento della sinistra in Europa è omogena in ogni paese, dalla Francia alla Germania. Il grande problema è piuttosto considerare chi è riuscito ad ottenere dei vantaggi concreti e chi invece soffre della globalizzazione imperante. Il discorso si dovrebbe quindi spostare tra chi è in e chi è out. Chi soffre in questo nuovo mondo dove la cultura, le radici del passato non hanno più alcuna importanza, ma dove esiste solo il futuro e dove il vecchio viene buttato; e chi invece ne ha tratto notevoli vantaggi. Le sacche di reazione e i movimenti populisti prendono forza dalla società che si sente fuori dalla spinta globalista. La protesta viene dalla società; ed è ingigantita ed organizzata attraverso la Rete. La chiusura al nuovo tipo di società imposto da forze che sono sopra le stesse realtà statuali è reale, e non virtuale.La protesta viene da lontano, dagli anni ‘70, non è recente. I movimenti No global del 1998-2001 sono stati bloccati dagli attacchi terroristici alle torri gemelle (i cortei di Genoa 2001 seguivano movimenti mondiali presenti in quegli anni) e dalle successive guerre statunitensi per l’esportazione della libertà nei “Paesi canaglia”. La fase dell’unilateralismo americano è terminato, gli ultimi anni hanno visto l’avvento di un mondo plurale con la presenza di molteplici potenze regionali. Nel contempo i cittadini hanno visto una stretta evidente delle proprie libertà individuali (ogni turista sa come sia difficile ora ottenere anche il solo visto per gli Usa) e quei movimenti rimasti per anni sotto traccia sono riemersi con ancora più forza per la crisi delle democrazie occidentali di fronte all’avanzata della mondializzazione economica, spinta determinata anche dalla decisione forse troppo rapida di far entrare la Cina del WTO. Il mondo mi sembra molto più complesso rispetto a quello descritto dall’autore.La pubblicazione presenta un’ottima e abbondante bibliografia.
kuliscioff
Recensito in Italia il 7 dicembre 2017
Fenomeni e tendenze ampiamente manifeste, quali appunto i "populismi" digitali, sono trattati con superficialità un po' retorica e talvolta addirittura tautologica. In generale, deludente.

Potrebbe piacerti anche